domenica 15 gennaio 2012

Concerto XILON per I MAGI E LA STELLA

Grande partecipazione al Concerto "Le Perle del Natale" organizzato da ANAGOGIA

L'orchestra Xilon e il maestro Paolo Matteucci
Si è  conclusa la serie degli eventi intotolati "I Magi e la Stella Natale evento universale " con il concerto nella Basilica di Sant'Antonio al Laterano promosso e organizzato da Anagogia.

E' stato eseguito, con grande passione e perizia dall’orchestra,. un repertorio di musiche di Bach, Telemann, De’ Liguori, Gluck, Mozart, Gruber, la celebre Ave Maria di Gounod, il White Christmas di Berlin, il Gabriel’s Oboe di Morricone ed in conlusione, la intima e dolce Ninna Nanna scritta dallo stesso Paolo Matteucci , brani tratti dall' ultimo album “Perle di Natale” . Ricordiamo la partecipazione di Rita Marcotulli alla compilation prodotta dall’Associazione Xilon  i cui arrangiamenti per orchestra sono a cura del Direttore  Paolo Matteucci. Il Maestro ha diretto la sua orchestra  il 7 gennaio presso la Basilica di S.Antonio in Laterano a Roma , come cornice alla Mostra dei 50  Presepi organizzata dal Collegio S.Antonio in collaborazione con varie associazioni . La chiesa  ha consentito , con la sua bellezza e con l’ ottima acustica, la  partecipazione attenta e appassionata del folto pubblico.

IMMAGINI da "I COLLOQUI DI BORGO PIO - AVVENTO 2011" e "LE PERLE DI NATALE" 2012

Alcune fotografie degli Eventi organizzati da ANAGOGIA nel Dicembre 2011 e nel Gennaio 2012

I MAGI E LA STELLA con Claudio Lanzi e Alessandro Meluzzi, Claudio Coen Belinfanti e Don Sergio Mercanzin
2 Dicembre 2011 al CENTRO RUSSIA ECUMENICA

IL RE DEI RE: CRISTO ED I MAGI con Dalmazio Frau, Claudio Coen Belinfanti e Don sergio Mercanzin
9 Dicembre 2011 al CENTRO RUSSIA ECUMENICA

TEMPO DI ATTESA E RIVELAZIONE: IL NATALE E L'APOCALISSE con Gianluca Marletta, Claudio Coen Belinfanti, Don Sergio Mercanzin e Alessandro Meluzzi
16 Dicembre 2011 al CENTRO RUSSIA ECUMENICA



 CONCERTO "LE PERLE DI NATALE" della XILON ORCHESTRA del M° Paolo Matteucci
Basilica di S. Antonio in Laterano, presentano Padre Antonio Baù e Claudio Coen Belinfanti
7 Gennaio 2012



IL DIO BAMBINO

di Alessandro Meluzzi
E’ da poco passata l’Epifania, che nelle Chiese d’oriente viene chiamata Santa Epifania, considerata una tra le festività più importanti dell’anno liturgico orientale. Ed è altrettanto valorizzata anche nella nostra tradizione, dove è diventata un po’ la festa dei bambini a conclusione del Natale. È invece un momento dell’anno liturgico che richiama al mistero di ciò che il grande autore Raimon Panikkar, che ha messo a confronto la tradizione cristiana con altri pensieri, chiama mistero cosmo-teandrico di Cristo. Che cosa significa mistero cosmo-teandrico? In Cristo, vero Dio e vero uomo, si ricapitola l’incontro tra l’uomo e Dio, che si fa uomo affinché l’uomo possa riscoprire la sua vera natura che è divina, che si fa piccolo calandosi nel mistero dell’umano e della materia.

C’è nell’atto kenotico di Dio che si incarna una dimensione discensiva che coinvolge non soltanto il mistero dell’umano ma l’interno cosmo, che è esso stesso una precipitazione del divino nella materia. Senza finire in considerazioni gnostiche, anche se i Padri della Chiesa greca come Clemente di Alessandria e Origene hanno molto riflettuto sull’argomento, ma il mistero dell’epifania non è soltanto il mistero di un dio bambino re dell’Universo, che è la piena ricapitolazione dell’intera storia cosmica e umana nell’attimo stesso della sua nascita prima ancora che la sua storia umana si dipani e che inizi il mistero della sua presenza storica nel mondo, prima del battesimo al Giordano, della predicazione, dell’instaurazione dell’Eucarestia, della Crocifissione e della Resurrezione. Già nell’attimo del nascere è l’intera ricapitolazione di tutta la storia della Salvezza.

Ad Adamo, il primo degli uomini, è stato dato il dono di dare un nome a tutte le cose e dare un nome alle cose è un complemento essenziale dell’atto della Creazione. Pensare che un dio bambino riceva in dono quelle componenti materiche in cui si ricapitola il mistero della sua regalità vuol dire gettare una luce divina non soltanto sull’umano ma sull’intero mistero della materia, che è qualcosa che vive nell’atto stesso del suo essere percepito. È ciò che in fisica quantistica si chiamerebbe la precipitazione della funzione donna: le cose esistono, la realtà esiste fuori di noi, che non sono solo proiezioni delle nostre idee ma la materia diventa realtà nell’atto stesso della sua conoscenza. Ecco perché oggi parliamo di scienza e coscienza: la scienza quanto perde la coscienza non è scienza perché la scienza, che è per noi l’ultimo degli idoli in grado di ricapitolare il mondo, ci dà soltanto un racconto transeunte della realtà. Perciò dobbiamo avere la possibilità di pensare a una luce senza ombra come un’icona che contenga verità metastoriche che sono già contenute nel mistero della coscienza. Cristo, nuovo Adamo, ridà un nome a tutte le cose e getta sulle cose un mistero divino che è la vera dimensione cosmo-teandrica, cioè dell’intera rivelazione del cosmo in un dio che si fa piccolo fino a essere un bambino.

Farsi bambini non vuol dire solo farsi umili ma significa anche ripercorrere quel mistero della ricostruzione del sé e della percezione, che fa del bambino forse l’unico tra gli scienziati: qualcuno che nell’atto stesso di concepire la materia che lo circonda e nell’atto di ricevere da i suoi neuroni a specchio gli stimoli che vengono dal mondo, ricostruendo interamente il mondo in ogni sé. Quando un uomo muore, muore un intero universo e quando un uomo nasce, nasce insieme a lui un nuovo cosmo. Questa dimensione è resa inconcepibile nella nostra realtà perché siamo in grado soltanto di concepire la precipitazione del cosmo in un singolo attimo, ma se potessimo trovare questa dimensione fuori dalle determinazioni kantiane del tempo e dello spazio l’Universo ci apparirebbe come in realtà è, cioè Infinito. Soltanto il sé può porre rimedio a questa dimensione che ci dà le vertigini e può ricongiungersi all’Eternità soltanto attraverso una persona che è un individuo storico, una concreta Incarnazione: Gesù Cristo.
 

lunedì 9 gennaio 2012

Verso… un Ecologia.. della Mente” : il “conosci te stesso” nel mondo globalizzato


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ecology_poster_8-11di Gianluca Ciampi
Saranno stati circa quindici anni fa: passavo per la cucina dove mia madre tiene la TV sempre accesa, e vedo e ascolto Papa Giovanni Paolo II che dice: ”Dobbiamo … andare”  con il suo accento, e le sue pause     “ verso… un Ecologia.. della Mente”, ne rimasi profondamente colpito.  Forse  Papa Wojtyla,  aveva letto Gregory Bateson, il mio autore preferito, su cui avevo formato, vari anni prima, le mie basi di ecologia e..non solo?
Gregory Bateson, figlio di una grande biologo inglese di fine 800, nasce ad inizio secolo ed esce di scena nel 1980.  I suoi testi maggiori sono ‘Mente e Natura’ e ‘Verso un’Ecologia della Mente’, e, postumo, assemblato e curato dalla figlia maggiore  ‘Là, dove non osano gli angeli’, oltre ad una grande serie di scritti.  E’uno scienziato, speciale: inizia come zoologo, poi diventa un grande antropologo, e successivamente negli Stati Uniti si dedica ad etologia, scienza del linguaggio, cibernetica, psicologia, pedagogia, estetica.
Singolare il suo modo di fare lezioni all’Università, attraverso storie, disegni, barzellette, metafore, parabole, “koan” : ad esempio, per far capire ai suoi studenti e a noi cosa fosse il concetto di “doppio vincolo”, ci porta nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie.
Alice incontra la farfalla ‘ali di burro’, la quale aveva anche una ‘testolina zolletta di zucchero’,  e,  dopo un po’ di conversazione, le chiede cosa mangiasse; la farfalla ‘ali di burro’ le risponde che la mattina deve nutrirsi di una tazza di te, molto calda, Alice allora la osserva e le dice: ‘Ma con la testa di zucchero e le ali di burro, non sarà pericoloso?’   ‘Si molto!’ le risponde la farfalla. Allora, Alice incalzante:  ‘Ma potresti anche morire?’ E la farfalla le risponde “ Muoio ogni volta….”.  Così, la farfalla se non mangia muore, se prova a mangiare muore anche.
 Questo, è un doppio vincolo.
Ma non è una storiella e basta, è anche il fondamento di una teoria di psicologia relazionale della famiglia schizogena e delle conseguenze che ha sul  figlio/a (schizofrenico/a), chiuso, intrappolato, appunto, in un doppio vincolo;  è anche una delle ragioni fondamentali per cui sorse in Italia la riforma  Basaglia e altro.
In questi giorni  ho visto il film “An ecology of mind”, sul pensiero di Bateson.
Il film è arrivato a Roma in visione, presentato dalla sua regista: Nora Bateson, figlia minore di Gregory.    Non era per niente scontato che la figlia di un grande, potesse fare un grande lavoro ed invece l’ha fatto: ci ha donato suo padre con l’amore di una figlia e ce lo ha fatto conoscere meglio.
Emozioni, scienza, ecologia, relazioni, lezioni universitarie, in un tutto tondo come era Gregory, una persona di un rispetto ed una riverenza profonda alla vita, e verso tutti gli esseri che ne fanno parte , ma nello stesso tempo profondamente irriverente verso gli schemi mentali che gli uomini si costruiscono :  schemi relazionali, schemi psicoanalitici, politici , ideologici e,  perché no,  religiosi.
Uno dei motivi principali per cui Bateson è  meno conosciuto di quanto varrebbe il conoscerlo, è l’essere stato considerato un dissacratore  ( oggi si da per sacro spesso quello che sacro non è). Quando qualcuno ti invita a lasciare i tuoi luoghi comuni, i luoghi comuni della tua mente, i tuoi nascondigli, gli sorridi, giri i tacchi e fuggi.
Diceva: i pensieri, le idee non sono solide. Senza aggiungere molto ci faceva capire quante idee e pensieri abbiamo creduto di cristallizzare nella nostra mente, chiudendoci alla Vita, nella sua essenza.  Ad esempio, per capire i giuochi strani della mente umana: capita di incontrare molti fautori del pensiero sistemico, che nasce con Bateson stesso . Costoro ti spiegano il pensiero sistemico in un mare di citazioni dotte, ricchi di una logica lineare, che apparentemente non fa una grinza. ma, il pensiero sistemico non può essere lineare, è  circolare;  il pensiero lineare può essere tecnica, mentre il pensiero circolare può essere arte.
Per Bateson la tecnologia nasce dal pensiero lineare, ma la scoperta scientifica (la vera Scienza) dal pensiero circolare; il pensiero lineare costruisce un mondo di quantità, quello circolare vive in un mondo di qualità, il pensiero lineare è della mente razionale dell’uomo, quello circolare è il modo di essere della Natura e volendo anche il nostro.  ‘Tutto è interconnesso”.
Il problema di fondo, per dirla alla Bateson, è epistemologico.
ivere nel pensiero circolare, nel mondo della qualità.   Il problema, ci fa capire, è che siamo noi a scegliere di restare nel mondo della quantità, nonostante che a chiacchiere siamo tutti bravi, me compreso, a preferire la qualità, ma la cerchiamo fuori nella quantità, e così, non facciamo altro che tornare indietro.
“I maggiori problemi nel mondo sono il risultato della differenza tra come funziona la Natura e come pensa la gente.”  Insomma se torniamo a pensare in modo naturale le cose non possono che sistemarsi. Ma i sistemi naturali sono sistemi complessi (provate a pensare a tutte le interconnessioni che ci sono tra gli organismi in un ecosistema), e questa è una parola che ci fa un po’paura, siamo così complicati mentalmente che la complessità delle cose naturali ci fa paura, eppure anche noi siamo fatti così.
Proviamo a sintetizzare un idea di Bateson, illustrataci dalla figlia dopo il film.
Sappiamo che i problemi ambientali sono diventati enormi. Uno dei primi problemi individuati dagli ecologisti era, ed è, il grande incremento demografico, poi: la crescita tecnologica, che di fatto ha aumentato l’inquinamento, e, terzo punto, il modo di pensare dell’uomo (la mente finalistica) basato sulla competizione, basato sulle guerre di potere, sulle speculazioni finanziare, sia in grande, che in piccolo. Il sistema funziona così:
schema_ciampi













La società moderna, in special modo da quando è globalizzata funziona così. O meglio, ci siamo tutti accorti che così non funziona. E’ un meccanismo incatenato, a crescita esponenziale, che evidentemente porta al collasso, e non è un problema di una regione o di una nazione, ma è il problema dell’umanità. Bateson ci invita a passare ad un’ ecologia della mente: i sistemi naturali sono appunto sistemi complessi, tutto è interconnesso in quella che chiameranno poi la Rete della Vita (Capra); o, anche, come diceva T. Merton: nessun uomo è un isola, anzi di più, ogni uomo è interconnesso naturalmente con tutto, basta che smetta di pensare in modo separativo (diabolico appunto). Ci riusciremo?
Un’altra storiella delle sue ci racconta di due amici, due balordi, Gianni e Claudio, che compiono una grave rapina, dopo pochi giorni, vengono presi e finiscono in prigione, ma non ci sono le prove, quindi se stanno zitti potranno presto uscire (ma ecco che sorge il problema relazionale della doppia fiducia); vengono portati in due celle separate in modo che non possano comunicare, ed a Gianni viene detto, che se confessa, avrà un forte sconto di pena, ma se dice chi è il colpevole (Claudio) sarà subito libero, la stessa cosa verrà fatta con Claudio. E qui si apre il dilemma.  Gianni: mi posso fidare di Claudio? E Claudio si fiderà di me? Cioè, ho fiducia che Claudio si fidi di me? E così per  Claudio nei confronti di Gianni.  Gran parte dei nostri problemi affettivi, secondo Bateson, si muovono su questo dilemma della doppia fiducia, in special modo quelli intimi, quelli famigliari. Avere fiducia nell’altro, dare fiducia all’altro, avere fiducia che tu ti fidi di me, è qui, nelle relazioni, che si gioca uno dei punti cruciali dell’umanità.  Tradotto: Siamo capaci di dare fiducia agli altri? Abbiamo fiducia che gli altri ci regalino la loro fiducia? Siamo capaci di Amare ed di accettare l’Amore?
La vita è inserita su delle strutture, ma scorre nelle relazioni, se noi osserviamo una mano aperta, noi vediamo le cinque dita e, generalmente, ci fermiamo qui, Bateson, scienziato, vedeva le quattro relazioni che ci sono tra le dita e le relazioni che questa struttura ha con la vita, non ultima darci la mano.
“Il nostro modo di pensare non solo crea una società consumistica, inquinata e caotica, ma inquina prima di tutto le nostre relazioni”. Ci fa attraversare le nostre vite nelle ansie, negli affanni, nelle somatizzazioni, perdendo il gusto di osservare un fiore, o di guardare un bimbo che ride o di sederci sereni al tramonto, perché nel regno della quantità, il tempo è sempre più tiranno e ci impone di inseguire i nostri obiettivi (nella gran parte dei casi, falsi) perdendo l’unico obiettivo reale: vivere pienamente le nostre vite, nel presente, ma questo l’avevamo già capito tutti……..