Discorso sull’Arte
Per quanto riguarda l’arte, Anagogia, non ha intenzione di proporre un ennesimo Manifesto o la proposizione di una ulteriore avanguardia post moderna, bensì richiamare a quell’elemento incommensurabile che si può cogliere e accogliere, come un riverbero nello specchio dell’anima dell’artista, solo guardando le cose dall’alto e in contro luce, in quello spazio simbolico non misurabile dove l’Altro si svela e si vela.
Se questa porta stretta è un passaggio possibile per la lettera e la parola scritta, lo è a maggior ragione per il teatro, per la musica, la danza e per tutte le arti figurative. L’alternativa è accontentarsi di un tradizionalismo, museale ed archeologico, elitario e privo di vita, nel quale, di tanto in tanto, tentare di evadere.
Se il linguaggio odierno di tutte le arti risente della decomposizione dell’essere e delle forme, la soluzione non sta nel tornare a parlare lingue morte e sepolte o nel creare a tavolino improbabili “esperanti”.
Ancor peggio sarebbe sperare messianicamente che le nuove tecnologie comunicative ci ridiano anima ed energia. Vi è forse una strada umile e stretta, che tacitando intellettualismi e sperimentalismi porti ad una nuova artigianalità essenziale volta all’ascolto. Nell’ascoltare, nel fare silenzio e dare spazio alla fonte originaria di ogni linguaggio, forse l’arte contemporanea può riconnettersi a quel Verbo primigenio e creatore che può far rifiorire ogni legno secco.