giovedì 28 febbraio 2013

2013 MARZO - APRILE PROGRAMMI E SEGNALAZIONI



  Presentazioni librarie
·         Venerdì   8 Marzo  ore 18.15 Centro Russia Ecumenica, Borgo Pio 141
DONNE E FANTASMI  Presentazione del libro di Roseward 
“FANTASMI E PAURE” Il giro di vite oltre Britten e James
AltrEdizioni 2012 (collana ‘Il Mistero nell’Opera Lirica’) Introduce Carmen Petrocelli, editrice di AltrEdizioni. Interventi di Eduardo Ciampi, curatore della collana e Cinzia Merletti (musicista e musicologa)

·         Venerdì  22 Marzo  ore 18.15  Centro Russia Ecumenica, Borgo Pio 141
“Quale evoluzionismo? “saggio di Aa.Vv.  Collana ‘Tradizione e traduzione’ (Terre Sommerse - 2012) Con Eduardo Ciampi, curatore e traduttore della collana  e del Prof. Gianluca Marletta . Letture a cura di Simone Fusai..
·         Sabato   23 Marzo  ore 18.00 Caffè Letterario Aquisgrana, via Ariosto 28-30, Roma
              Uomo e natura, storia d’uno stupro”
Presentazione del libro di Philip Sherrard  Edizioni IRFAN – 2012
Interventi di Eduardo Ciampi, Prof Marco Toti , G. Aiello, editore. Letture di Simone Fusai

·         Venerdì  12  Aprile  ore 18.00  Caffè Letterario Aquisgrana, via Ariosto 28-30, Roma
“Quale evoluzionismo? “saggio di Aa.Vv.  Collana ‘Tradizione e traduzione’ (Terre Sommerse - 2012) Con Eduardo Ciampi, curatore e traduttore della collana  e del Prof. Enzo Pennetta, insegnante di scienze e saggista. Letture a cura di Simone Fusai.

Colloqui di Borgo Pio - dal VISIBILE all’ INVISIBILE

·         Venerdì    15   MARZO   ore 18.45  Centro Russia Ecumenica, Borgo Pio 141
La  maschera e il  volto : Teatro  sacro e profano 
colloquio con gli attori  Antonino Anzaldi  e  Simone Fusai
·          Venerdì   19  APRILE  ore 18.45  Centro Russia Ecumenica, Borgo Pio 141
La conoscenza simbolica:
Arte come sapienza d’amore l’eredità di Camilian  Demetrescu 
 colloquio con Emanuel Demetrescu, archeologo  e Don Gianluca Busi ,  iconografo

Altre  segnalazioni:

·         Venerdì 1 marzo, ore 18.30, presso  Centro Russia Ecumenica
presentazione del libro del prof. GAETANO PASSARELLI
NON SOLO COLORE - Icone e Feste della Tradizione Bizantina - ed. Nova Millennium  interverranno   il prof. ALESSANDRO MELUZZI e l'autore GAETANO PASSARELLI


MOSTRE 
vi segnaliamo:

un'interessante mostra su Florenskij,
NULLA VA PERDUTO - L' Esperienza di Pavel Florenskij
inaugurazione: giovedì 14 marzo ore 15.00   AULA MOSCATI  
durata della mostra 14-22 marzo
organizzata dall'Università Tor Vergata di Roma  con il patrocinio del Centro Russia ecumenica

Sacrificio e Silenzio    PIACENZA,  Giovedì 14 marzo 
Giovedì 14 marzo si inaugura presso la Galleria Biffi Arte di Piacenza la mostra “Sacrificio e Silenzio” , curata da Carlo Pulsoni e Carlo Scagnelli.
Esposte opere dei seguenti artisti: Giuseppe Corrado, Camillian Demetrescu, Graziano Gregori, Ali Hassoun, Lena Liv, Enrico Pulsoni.
In occasione della mostra verrà presentato il volume omonimo che raccoglie scritti inediti di: Barbara Alberti, Laura Auteri, Mario Baudino, Sergio Belardinelli, Corrado Bologna, Giovanni Borriero, Paolo Branca, Andrea Celli, Luigi Cimmino, Norberto Consensi, Gabriella De Marco, Pablo d'Ors, Calogero Germanà, Tamar Herzig, Giacoma Limentani, Angela Madesani, Mariangela Miotti, Patrik Ourednik, Daniele Piccini, Carlo Pulsoni, Domenico Ribatti, Sayuri Okamoto, Jakob Shalmaneser, Sr. Monica Benedetta Umiker.

 ANAGOGIA sez.  terapeutica  in collaborazione con  Centro Studi Tre Fontane

da lunedì ’...PENSA alla SALUTE !
incontri di informazione ed orientamento – psicologia- medicine integrate e terapie naturali
 presso  Centro Studi Tre Fontane- Ass. ne Anagogia in  via Luigi Perna 51 sc. b , Roma

·         Lunedì   4  MARZO  -  ore 19:00    
Dietologia  e psicologia della nutrizione
Incontro con Dr. Alessio Menicucci:  dietologo e nutrizionista e Dr. Mariarosaria  Gilio: psicologa e psicoterapeuta        Ingresso libero  
alla fine di ogni incontro sarà possibile    colloquiare con i relatori e  verrà offerto ai presenti un piccolo aperitivo

giovedì 21 febbraio 2013

Teatro sacro e profano


Il simbolismo del teatro
 René Guénon
( da Considerazioni sull'iniziazione - Luni Editrice)

Abbiamo equiparato la confusione di un essere con la sua manifestazione esteriore e profana, a quella che si commetterebbe se si volesse identificare un attore con un personaggio di cui egli interpreti la parte; per far capire a qual punto il paragone sia esatto non saranno qui fuori luogo alcune considerazioni generali sul simbolismo del teatro, anche se esse si applicano alle realtà della sfera propriamente iniziatica non esclusivamente per quel che riguarda il solo teatro. È ovvio infatti che un simbolismo simile può essere attribuito al carattere originario delle arti e dei mestieri, i quali tutti possedevano un valore di tal genere per il fatto di essere ricollegati a un principio superiore dal quale procedevano quali applicazioni contingenti, e sono diventati profani - come abbiamo spiegato assai di frequente - soltanto in conseguenza del decadimento spirituale dell'umanità lungo il corso della marcia discendente del suo ciclo storico.

Si può dire, in linea generale, che il teatro sia un simbolo della manifestazione, della quale esprime nel modo più perfetto possibile il carattere illusorio
(1); e questo simbolismo può essere considerato vuoi dal punto di vista dell'attore, vuoi da quello del teatro stesso. L'attore è un simbolo del «Sé», ovvero della personalità, che si manifesta attraverso una serie indefinita di stati e di modalità, i quali possono essere riguardati come altrettante parti diverse; ed è da rilevare l'importanza che aveva l'antico uso della maschera per la perfetta esattezza di questo simbolismo (2). Sotto la maschera l'attore rimane infatti se stesso nel corso di tutte le sue parti, così come la personalità è «intoccata» da tutte le sue manifestazioni; l'abolizione della maschera, al contrario, obbliga l'attore a modificare la propria fisionomia e sembra così alterare in certo qual modo la sua identità essenziale. In ogni caso, tuttavia, l'attore rimane in fondo qualcosa di diverso da quanto sembra essere, così come la personalità è qualcosa di diverso dai molteplici stati manifestati, che non sono se non le apparenze esteriori e mutevoli delle quali si riveste per realizzare, secondo i modi diversi che si adattano alla sua natura, le indefinite possibilità che essa contiene in se stessa nella permanente attualità della non-manifestazione.

Passando all'altro punto di vista, possiamo dire che il teatro è un'immagine del mondo: sia l'uno che l'altro sono propriamente una «rappresentazione», poiché il mondo stesso, il quale non esiste se non come conseguenza ed espressione del Principio, da cui dipende essenzialmente per tutto quel che è, può essere inteso come un simbolo, al suo livello, dell'ordine principiale, e tale carattere simbolico gli conferisce inoltre un valore superiore a quello che esso non abbia di per se stesso, perché è in simile modo che partecipa di un grado di realtà più elevato
(3). In arabo il teatro è indicato con la parola «tamthîl», la quale, come tutte quelle che derivano dalla comune radice «mathl», ha il significato proprio di rassomiglianza, confronto, immagine o raffigurazione; e alcuni teologi musulmani si servono dell'espressione «âlam tamthîl», che si potrebbe tradurre con «mondo figurato» o con «mondo di rappresentazione», per indicare tutto ciò che, nelle Scritture sacre, viene descritto in termini simbolici e non deve essere inteso nel senso letterale. È da notare specialmente come taluni di essi applichino in particolare tale espressione a ciò che ha qualche attinenza con gli angeli e con i demoni, i quali «rappresentano» effettivamente gli stati superiori e inferiori dell'essere, e di fatto non possono evidentemente essere descritti se non in modo simbolico con termini presi dal mondo sensibile; e - per una coincidenza per lo meno curiosa - è conosciuto d'altro canto il ruolo notevole che precisamente avevano angeli e demoni nel teatro religioso del medioevo occidentale.

Il teatro, in effetti, non necessariamente deve limitarsi a rappresentare il mondo umano, vale a dire un solo stato di manifestazione; esso può anche rappresentare i mondi superiori e inferiori. Nei «misteri» medievali la scena era, per questa ragione, divisa in piani diversi, che corrispondevano ai differenti mondi, generalmente ripartiti secondo una divisione ternaria: cielo, terra, inferno; e l'azione che si svolgeva simultaneamente in tali differenti divisioni rappresentava appropriatamente la simultaneità essenziale degli stati dell'essere. I moderni, che non comprendono più nulla di un simile simbolismo, hanno finito con il ritenere una «ingenuità» - per non dire una balordaggine - quel che qui aveva invece il senso più profondo; ed è stupefacente la rapidità con cui si è prodotta tale incomprensione, che è così rimarchevole negli scrittori del secolo XVII; simile radicale frattura tra la mentalità del medioevo e quella dei tempi moderni non è certo uno degli enigmi minori della storia.

E poiché abbiamo parlato dei «misteri», crediamo non inutile segnalare la peculiarità di tale denominazione dal duplice significato: [in francese la loro grafia è «mystères»] mentre a rigor di termini etimologici bisognerebbe scrivere «mistères», poiché la parola deriva dal latino «ministerium», che significa «ufficio» o «funzione», il che indica chiaramente a qual punto le rappresentazioni teatrali di questo tipo fossero in origine considerate far parte integrante della celebrazione delle feste religiose
(4). Ma ciò che è strano è che tale nome si sia contratto e abbreviato in modo da diventare esattamente un omonimo di «mystères», e da essere alla fine confuso con quest'altra parola, di origine greca e dalla derivazione completamente diversa; sarà soltanto per allusione ai «misteri» della religione, messi in scena nelle rappresentazioni di questo nome, che ha potuto prodursi tale assimilazione? Può darsi che questa sia una ragione abbastanza plausibile; ma secondo un'altra prospettiva, se si pensa che rappresentazioni simboliche analoghe avevano luogo nei «misteri» dell'antichità, in Grecia e probabilmente anche in Egitto (5), si può aver la tentazione di vedere in tale fatto qualcosa che risale a molto prima, e quasi il sintomo della continuità di una certa tradizione esoterica e iniziatica che si manifesta all'esterno - a intervalli più o meno distanti l'uno dall'altro - con forme e caratteristiche simili, e con l'adattamento richiesto dalla diversità delle circostanze di tempo e di luogo (6). Ci è del resto toccato abbastanza sovente segnalare, in altre occasioni, l'importanza - quale procedimento del linguaggio simbolico - delle assimilazioni fonetiche tra parole filologicamente distinte; si tratta di qualcosa che in verità non presenta nessuna caratteristica di arbitrarietà, checché ne possano pensare la maggior parte dei nostri contemporanei, e si apparenta abbastanza direttamente con i modi di interpretazione che fanno capo al «nirukta» indù; senonché i segreti della costituzione intima del linguaggio sono oggi a tal punto perduti che è a malapena possibile fare allusione a essi senza che tutti pensino che si tratti di «false etimologie», o addirittura di banali «giochi di parole», e lo stesso Platone, il quale ha talvolta fatto ricorso a questo genere di interpretazioni - come incidentalmente abbiamo segnalato a proposito dei «miti» - non trova grazia di fronte alla «critica» pseudo-scientifica di menti limitate dai pregiudizi moderni.

Per terminare queste poche osservazioni, segnaleremo ancora, nel simbolismo del teatro, un altro angolo visuale, quello che si riferisce all'autore drammatico: i diversi personaggi, quali altrettante produzioni mentali di quest'ultimo, possono venir considerate rappresentare sue modificazioni secondarie e in certo qual modo suoi prolungamenti, più o meno come accade per le forme sottili prodotte nello stato di sogno
(7). La stessa osservazione si attaglierebbe del resto alla produzione di qualsivoglia opera d'immaginazione, di qualunque genere si tratti; senonché, nel caso specifico del teatro, di speciale c'è questo, che tale produzione viene realizzata in modo sensibile, dando l'immagine vera e propria della vita, così come accade nel sogno. L'autore ha perciò, a tal riguardo, una funzione veramente «demiurgica», dal momento che produce un mondo che trae tutto da se stesso; e in questo egli è il simbolo vero e proprio dell'Essere che produce la manifestazione universale. In questo caso, come in quello del sogno, l'unità essenziale del produttore delle «forme illusorie» non è influenzata da simile molteplicità di modificazioni accidentali, alla stessa stregua dell'Essere che produce la manifestazione, l'unità del quale, neppure essa, è influenzata dalla molteplicità della manifestazione. Per cui, da qualsiasi punto di vista ci si ponga, si ritrova sempre nel teatro quel carattere che è la sua ragione profonda - per quanto ignorata essa sia da coloro che l'hanno ridotto a qualcosa di puramente profano - carattere che è quello di costituire - per sua stessa natura - uno dei simboli più perfetti della manifestazione universale.

1 Non diciamo irreale; va da sé che l'illusione deve essere considerata soltanto una minore realtà.
2 È del resto il caso di segnalare che tale maschera si diceva «persona» in latino; la personalità è - letteralmente - quel che si nasconde sotto la maschera dell'individualità.
3 È sempre la visione del mondo, vuoi in quanto riferito al Principio, vuoi soltanto inteso per quel che esso è di per se stesso, che costituisce la differenza fondamentale tra il punto di vista delle scienze tradizionali e quello delle scienze profane.
4 Ugualmente da «ministerium», nel senso di «funzione», deriva d'altronde la parola «mestiere», come abbiamo segnalato in un'altra occasione («Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi», cap. VIII).
5 A simili rappresentazioni simboliche si può inoltre ricollegare direttamente la «messa in azione» rituale delle «leggende» iniziatiche delle quali abbiamo parlato prima.
6 L'«esteriorizzazione» in modo religioso, nel medioevo, può essere stata la conseguenza di un adattamento di questo genere; essa non costituisce perciò un'obiezione valida contro il carattere esoterico di tale tradizione in sé e per sé.
7 Cfr. «Gli Stati molteplici dell'Essere», cap. VI.

martedì 5 febbraio 2013

INVITO

presso il Centro Russia Ecumenica, a Borgo Pio,141
a due passi da San Pietro,  a cura dell’associazione Anagogia
proseguono “I Colloqui di Borgo Pio”
Programma di incontri, in occasione dell’anno della Fede, dedicati al tema:
dal Visibile all’Invisibile”
un percorso di esperienze e testimonianze
La fede rappresenta qualcosa di simile ad uno slancio, ad un balzo avventuroso perché esprime, in ogni tempo, il rischio di accettare un valore invisibile…”
Riflessioni  sull’esperienza della vita che si snodano  in 7 incontri , da ottobre 2012  ad aprile 2013, dalla  filosofia  alla psicologia, dalla antropologia all’arte, alla musica e al teatro.
  
Il filo conduttore, è il superamento  del dualismo che lacera  la coscienza contemporanea  e la nostra visione  della realtà,  è l’ esplorazione di quella  “linea di confine” che come una finestra, come una iconostasi , separa ed unisce Visibile ed Invisibile, interiore ed esteriore, Cuore e  Mente.   Lo sguardo e il pensiero rivolto al Cuore della realtà, l’Arte come via di conoscenza simbolica, sono trampolini di lancio verso questo balzo avventuroso, verso una scommessa d’amore.

V Incontro
Venerdì 15 Febbraio 2013 ore 18.45- Centro Russia Ecumenica, Borgo Pio 141- Roma
Educazione, profezia, mistero  
colloquio con l'autore Alessandro Meluzzi, presenta il prof. Eduardo Ciampi  

Partecipano agli incontri:
 Il Prof. Maurizio Malaguti: ordinario di Filosofia teoretica all’università di Bologna e presidente del Centro Studi Bonaventuriani di Bagnoregio; il Prof. Silvano Scalabrella: teologo, antropologo, docente di dottrina sociale presso l’università San Tommaso d’Aquino di Roma e di  Antropologia filosofica all’Istituto superiore di Scienze religiose di Civita Castellana; il prof. Alessandro Meluzzi:  medico, psichiatra psicologo psicoterapeuta, saggista, fondatore delle comunità: “Agape Madre dell’Accoglienza” per il disagio psichico e esistenziale; la Dott.sa Laura Cantarella: psicologa e psicoterapeuta; il Maestro Renato Criscuolo: musicista, musicologo,  fondatore di “Musica Perduta”; gli attori: Antonino Anzaldi e Simone Fusai , l’archeologo e ricercatore del CNR: Emanuel Demetrescu ; don Gianluca Busi: iconografo, membro della Commissione arte sacra della Diocesi di Bologna;  don Sergio Mercanzin: direttore del CRE ; il Prof. Eduardo Ciampi: traduttore e saggista.