Un volo di aquila tra Oriente e
Occidente
Tra i principi ispiratori che orientano gli
interessi culturali e le attività sociali della nostra associazione, vi è
certamente la centralità della dimensione simbolica dell’uomo e della natura. Con
questo intento sosteniamo- grazie all’editore che ha creduto in questo
progetto- alcune iniziative editoriali caratterizzate dal ricorrente riferimento
all’idea di confine, inteso come linea di demarcazione, e nello stesso tempo
anello di congiunzione, contatto e relazione con l’altro da sé, così come fu
magistralmente inteso da Pavel A. Florenskij.
E’ stato quindi naturale inserire nei
“Quaderni di Anagogia- specificatamente in questa collana “Contemplata aliis
tradere” diretta dal prof. Eduardo Ciampi – questo importante lavoro di Barbara
Barone, filosofa rigorosa e studiosa appassionata.
Trattasi di un affascinante excursus
sinottico, un volo di aquila, verso e oltre le “vette”, un viaggio anagogico
intorno al simbolo sacro della Montagna,
via privilegiata di relazione con il
divino e luogo provvidenziale di incontro tra Umanità e Natura
L’autrice propone magistralmente, la riflessione e la ricerca di un pensare polifonico capace di rivelarci inaspettate analogie, e nello stesso tempo la ricchezza delle differenze. tra le tradizioni e le culture umane. Risalendo gli scoscesi alti sentieri del Taoismo, del Buddhismo, del pensiero Vedico e Vedantico, seguendo il corso del sole verso Occidente fino ai vertici della Rivelazione cristiana emerge limpidamente in queste pagine, insopprimibile e perenne, la dimensione cosmo- teandrica dell’archetipo universale della Montagna.
Questo percorso conoscitivo, che negli auspici dell’autrice deve e può
divenire realizzativo, viene sapientemente proposto al lettore per tappe
successive.
La prima riguarda il rapporto fra
l’essere umano, il viaggiatore, e la montagna sacra.
La seconda propone le immagini e simboli
della Montagna nelle tradizioni (ebraico-caldee e cristiane e mesopotamiche, nel
pensiero egizio e la cultura indiana, nella tradizione sufi-persiana fino al
pensiero sino-tibetano, nella cultura cinese per concludere con quella
giapponese) fornendo profondi spunti di riflessione sull’unità del pensiero
contemplativo.
Le successive riprendono il tema della
Montagna Sacra come centro archetipico spirituale e originario, fine e meta di
ogni homo viator. La narrazione si snoda negli aspetti della Catabasi e
Anabasi spirituale, discesa e ascesa interiore in cui il meditante possa ritrovare
la propria sintesi spirituale, l’unità, la libertà e la completezza.
L’ultimo
capitolo è una immersione nel mondo naturale e la sua estetica, sede e luogo di
ogni montagna, spazio in cui l’uomo si
connette con una Natura creativa, rigogliosa ed elevante, riconciliata con
l’umano. L’interscambio tra l’uomo, le
creature e la madre terra è stato, fin dalle origini dell’umanità, regolato da
rispetto e da sacro timore.
Con lo sguardo rivolto verso l’alto, questo
saggio ci spinge verso una nuova epistemologia, per
farci ritrovare quel “Centro perduto”, per poter riacquisire la nostra piena e
originaria vicaria dignità nei confronti del creato. Alla luce di una
prospettiva antropologica che ci ricordi la nostra inscindibile unità di corpo,
anima e spirito, sarà possibile–a partire da un personale processo
interiore -un rinnovamento ed una inversione di rotta, una conversione che
riguardi il nostro destino e quello della Terra in cui
viviamo.
Anagogia aps