Non c'è niente di misterioso che non
divenga evidente,
viceversa tutto ciò che è evidente
nasconde in sè un mistero.
Pavel Florenskij, Lo spazio e il tempo nell'arte pag. 48
Nel buio
della notte, come i Magi, alziamo lo sguardo, cerchiamo e seguiamo la Stella.
Di fronte ad un anno che muore ed un anno che nasce conserviamo Stupore e Meraviglia verso ciò che si rivela, come dono, nel tempo della nostra vita ...
Di fronte ad un anno che muore ed un anno che nasce conserviamo Stupore e Meraviglia verso ciò che si rivela, come dono, nel tempo della nostra vita ...
Alfredo
Cattabiani
Epifania
significa
in greco “l’apparizione” di una divinità o un suo intervento prodigioso: e
siccome la nascita di Gesù era l’apparizione per eccellenza, i cristiani,
orientali, adottarono questo termine per il Santo Natale. Successivamente,
quando la festa del Natale romano penetrò in Oriente l’Epifania divenne
prevalentemente la festa del battesimo di Gesù, mentre in Occidente, che a sua
volta l’aveva recepita, dall’Oriente, celebrava “la rivelazione di Gesù al
mondo pagano” con la venuta dei Magi a Betlemme, la Casa del Pane. Sicché per
la liturgia romana i dodici giorni che seguono il Natale sono un tempo
liturgico unitario che ha il suo centro nella Natività di Nostro Signore Gesù
Cristo, alla quale ha dato il fondamento teologico papa san Leone Magno. Egli
parla del mistero delle natività del Cristo (“sacramentum nativitatis Christi“) per
indicare il valore salvifico dell’evento. Il Vangelo e i profeti, scrive san
Leone Magno, “ci infervorano e ci ammaestrano che il Natale del Signore, quando
il Verbo si è fatto carne (Gv. I,14), non ci appare come un ricordo del passato
ma lo vediamo al presente”, e perciò ogni Natale rinnova per noi il Sacro
Natale di Gesù.
L’Epifania
a sua volta, con la festa che rievoca l’Adorazione dei Magi, visti come
“primizie delle genti”, rammenta che il Cristo è Colui che trascende e illumina
di vera luce ogni religione
come Sovrano universale. Il Vangelo di Matteo, l’unico fra i quattro canonici
che testimoni la venuta dei sacerdoti “pagani”, narra che i Magi recarono in
dono al Cristo oro, incenso e mirra: l’oro perché è il Sovrano universale,
l’incenso perché è divino; la mirra perché è il Grande Medico che può vincere
la morte.
Il
simbolismo solare informa il periodo natalizio collegando la
tradizione orientale-romana al cristianesimo. La narrazione di Matteo, come le
leggende e le usanze che vi sono connesse, testimonia di un’epifania di Luce e
di Fuoco. E quale mai altro simbolismo
si poteva applicare alla sua Natività non soltanto a Roma ma anche in Oriente,
dove dall’Egitto all’Iran, l’eliolatria era diffusa? Nella Cronaca di Zuqnin, redatta
nel 774-775 dal monaco Isó, e non dissimile da altre leggende coeve, si narra
che i Magi, sacerdoti di origine iranica, depositari della sapienza esoterica,
si tramandavano di padre in figlio una scriptura
attribuita al terzo figlio di Adamo, Seth, che profetizzava l’apparizione di
una stella che li avrebbe condotti fino al Salvatore, atteso in tutte le religioni
del Vicino e Medio Oriente.
Dai
loro antenati i Magi, che sarebbero andati a Betlemme, avevano ricevuto una
raccomandazione orale: “Aspettate una luce che sorgerà da Oriente, luce della
Maestà del Padre, una luce che sorgerà in aspetto di stella sopra il Monte
delle Vittorie e si fermerà sopra una colonna di luce dentro la Caverna dei
Tesori dei Misteri”. Quell’anno i Magi, saliti secondo l’usanza sul Monte delle
Vittorie, dov’erano conservati i rotoli di Seth che rivelavano i “misteri” tramandati
da Adamo sulla maestà di Dio e le istruzioni suoi doni che si dovevano portare
al Salvatore, avevano appena compiuto i riti purificatori quando videro
qualcosa “simile a una colonna di luce ineffabile scendere e fermarsi sopra la
caverna… E al di sopra di essa una stella di luce tale da non potersi dire: la
sua luce era molto maggiore del sole, ed esso non poteva stare innanzi alla
luce dei suoi raggi”. Poi la stella andò a fermarsi davanti alla Caverna, il
cielo si apri come una grande porta da dove scesero uomini gloriosi portando
sulle mani la stella di luce e si fermarono sulla colonna di luce mentre tutto
il monte splendeva di una luce ineffabile. Infine la stella entrò nella Caverna
dei Tesori Occulti mentre una voce chiamava i Magi: “Entrate dentro senza
dubbi, con amore, e vedrete una vista grande e mirabile”. Entrarono e videro
quella luce ineffabile trasformata in un piccolo uomo umile che disse: “Salute
a voi, Figli dei Misteri Occulti”, rivelandosi come il Cristo. Quella stella,
manifestazione ed emanazione della Luce di Dio, e dunque Dio stesso, li
accompagna fino alla grotta della Natività dove essi vedono “la colonna di luce
scendere e fermarsi davanti alla caverna, e scendere quella stella di luce e
fermarsi sulla caverna dov’era nato il mistero e la luce di vita”. Durante il
viaggio di ritorno riappare loro la luce ineffabile dicendo: “Io sono in ogni
luogo e non v’è luogo dove non sono; io sono dove voi mi avete lasciato perché
io sono più del sole del quale non v’è luogo del mondo che ne sia privo, pur
essendo esso uno, e se venisse meno al mondo tutti i suoi abitanti starebbero
nella tenebra. Quanto più sono io che sono il Signore del sole e la mia parola
e la mia luce sono maggiori di quelle del sole!”