di
CAMILIAN DEMETRESCU
Camilian Demetrescu, nome d'arte di Paul Constantin Demetrescu (Busteni, 18 novembre 1924 – Gallese, 6 maggio 2012), è stato pittore, scultore, scrittore e studioso di storia dell'arte.
Camilian Demetrescu, nome d'arte di Paul Constantin Demetrescu (Busteni, 18 novembre 1924 – Gallese, 6 maggio 2012), è stato pittore, scultore, scrittore e studioso di storia dell'arte.
1.
Architettura sacra e simbolica cristiana.
Parlare
di architettura sacra oggi di fronte alle nuove chiese degradatae dall’ignoranza dei simboli, dalla penosa alienazione dei residui iconografici
naufragati negli schemi di un astrattismo disincarnato è come affondare il
coltello in una piaga dolorosa. Tutti abbiamo dinanzi ai nostri occhi il
prototipo del nuovo edificio della parrocchia, che qualcuno definisce “garage
per le anime”. Il primo compito del nostro tempo e sicuramente il più urgente è
di tentare un recupero dello spazio sacro; tenteremo di riassumere gli
attributi essenziali di un simile spazio alla luce del simbolismo cristiano,
immutabile per definizione. Nell’architettura sacra, oltre la stabilità
materiale del fabbricato, è determinante il simbolismo della sua funzionalità
spirituale. La chiesa non è un’opera d’ingegneria; è un simbolo; l’edificio di
pietra diventa chiesa solo dopo la sua consacrazione, così come un bambino
diventa cristiano con il battesimo. Considerare la chiesa solo un fabbricato,
una struttura materiale è svuotarla del suo significato
fondamentale: il simbolo.
La
Chiesa è il Corpo di Cristo: come spiegare il Corpo di Cristo con
l’analisi metrologica e la catalogazione dei materiali e dei metodi costruttivi
di un fabbricato?!
Come
definire il tempio cristiano?
La
Chiesa è nata con Cristo; le sue porte si sono aperte al mondo duemila anni
orsono e rimarranno spalancate fino alla parusia, fino alla seconda venuta,
quando si chiuderanno per sempre e avrà inizio il giudizio per tutti.
Dopo il giudizio il tempio non avrà più ragione di esistere, perché nella Chiesa sacra, nella Gerusalemme celeste il tempio sarà Dio stesso.
Dopo il giudizio il tempio non avrà più ragione di esistere, perché nella Chiesa sacra, nella Gerusalemme celeste il tempio sarà Dio stesso.
2.
I simboli del tempio cristiano.
Arca
– etimasia – corpo di Cristo: tre significati
assume la Chiesa nell’arco di tempo che scorre da Betlemme fino alla parusia.
La Chiesa è la nuova arca di salvezza dal diluvio del male insito nella
storia stessa. Quando alla fine dei tempi il diluvio della storia si
fermerà, dall’arca approdata sulla montagna sacra scenderanno i vivi e
dalle valli del fango saliranno i morti rimasti fuori dall’arca. La Chiesa è
allo stesso tempo etimasia (= preparazione) dal greco etoimasia (= attesa
della seconda venuta). Durante tutto il periodo di attesa della parusia la
Chiesa sostituisce la presenza – assenza del Cristo e in questo senso è il
corpo di Cristo.
Arca
– etimasia – Corpo di Cristo: tutta la
simbolica del tempio è incentrata su questa triade, che ci fa comprendere la
complessità dei significati che stanno alla base dell’architettura e
dell’iconografia cristiana. Il tempio è lo specchio in cui si riflette il mondo
celeste; templum era lo strumento antico per osservare il firmamento.
Tutti i templi della terra rispecchiano la perfezione del creato e in essa la
presenza divina. Il tempio cristiano ( e sta qui la grande novità) non è più
l’immagine riflessa del divino, ma il corpo stesso del Dio incarnato: l’abside
è la testa, la navata il corpo, il transetto le braccia aperte, l’altare il cuore
di Cristo.
La
Chiesa cristiana è la Chiesa dell’incarnazione;
tutta
la sua simbolica riassume il significato dell’Incarnazione del Verbo, immagine
visibile del Dio invisibile. Le regole costruttive vengono da Dio stesso (Isaia
49,16), che ne è il vero architetto, i costruttori imitano Dio, eseguono il suo
progetto. Per questo la chiesa romanica non è firmata; l’anonimo medievale
rende omaggio al grande costruttore del tempio, edificato con le pietre viventi
degli uomini: una Chiesa fatta di anime, non di pietre.
Primo
simbolo fondamentale: orientatio.
La
chiesa sorge in uno spazio sacro, separato da quello profano con un recinto e
con l’orientatio cosmica. Come l’uomo, secondo l’antropologia moderna, è
un animale spirituale orientato in due direzioni (verso la luce, cioè verso il
sorgere del sole e verso l’alto, cioè verso la stella polare), allo stesso modo
è orientato il tempio cristiano. L’asse longitudinale o asse solare è orientato
verso oriente, mentre l’asse verticale, axis mundi, collega il tempio
alla stella polare. L’oriente è il simbolo della luce e della vittoria di
Cristo sulle tenebre; l’asse verticale orienta la chiesa verso l’alto,
congiungendo il cielo , la terra e gli inferi: il divino e il demoniaco.
Orientata in alto verso il trono di Dio, la chiesa può essere orientata
orizzontalmente verso il nord, non soltanto verso il sol levante, ma verso
nord, indicato proprio dalla stella polare. Se la chiesa è il centro
dell’universo, l’altare è il centro della chiesa stessa.
La
parola altare viene dal latino altus ( = luogo alto). I gradini, che
solitamente conducono all’altare, ricordano la salita del tempio di
Gerusalemme, la montagna sacra sulla quale fu edificato. Cuore della chiesa che
sta nel cuore della montagna sacra l’altare è il microcosmo, in cui si
concentra il mundus, l’intero creato; la liturgia che si svolge
sull’altare sotto il Cristo Pantocrator (creatore dell’universo) rispecchia
la liturgia celeste della genesi.
Geometria
sacra del tempio
La
geometria dell’architettura sacra è rigorosamente simbolica; la pianta
dell’edificio, fondata sul dialogo fra cerchio e quadrato, riassume il simbolo
fondamentale del rapporto uomo – Dio. Il cerchio significa il cielo, il sacro,
il mondo spirituale; il quadrato, invece, rappresenta il cosmo, la materia, la
condizione terrena. Il concetto di incarnazione del Verbo, su cui poggia tutta
la simbolica del tempio cristiano, è illustrato con eloquenza in certe immagini
medievali con questa figura: sotto i piedi del Cristo in trono c’è un quadrato
inscritto in un cerchio. Simbolo divino il cerchio si fa quadrato, lo Spirito
si fa materia, Dio scende nella carne: dunque il cerchio che si fa quadrato è
il simbolo geometrico del divino che scende nella carne, dello Spirito che si
fa materia; al contrario, quando il quadrato diventa cerchio è simbolo della
resurrezione, del ritorno della materia nello Spirito. Per secoli la chiesa
bizantina era costituita da un cubo sormontato da una cupola: la S. Sofia di
Costantinopoli ne è il prototipo. Nel romanico l’abside e la cupola sono
circolari, perché dedicati a Dio, mentre la navata, destinata
al suo popolo, è rettangolare: Dio e uomo, spirito e materia s’incontrano
nel tempo sacro e nello spazio terreno del tempio e della liturgia.
La via salutis: la simbolica del portale.
Se
l’axis mundi è la via cosmica
per la quale il mistero celeste scende nel tempio, il mondo terreno vi
può accedere attraverso il portale: “Io sono la porta; se uno entra attraverso di
me sarà salvato”.
Il
portale è prima di tutto un arco di trionfo e un trono di gloria, ma un arco trionfale
che non si apre nello spazio, bensì nel tempo. Chi vi entra non passa da un luogo
a un altro luogo, ma da un tempo a un altro tempo: dal tempo della vecchia a quello
della nuova legge; il portale è la soglia che divide la storia
dall’eternità.
Entrando
nel tempio si entra nel mistero della creazione e della salvezza. Il portale
riassume la pianta dell’edificio: infatti il rettangolo dei battenti riproduce
la navata, mentre la lunetta sovrastante riprende la forma circolare
dell’abside. Il popolo passa attraverso il quadrato dei battenti, mentre il
timpano semicircolare, come l’abside della cupola, ospita il Cristo in gloria
benedicente. Sui timpani di alcune
grandi cattedrali del XII secolo il Cristo glorioso, affiancato dalla Vergine e
dai santi, presiede il giudizio universale, lo straordinario evento che
conclude la storia umana nel quarto e ultimo libro dell’Apocalisse di Giovanni
di Patmos.
Ma
l’Apocalisse ( parola greca che significa rivelazione) non è il giudizio
universale; al giudizio Giovanni dedica soltanto quindici righe e nemmeno tutte
insieme; eppure queste quindici righe contengono le parole di fuoco che hanno acceso
la visione creatrice degli artisti di tutti i tempi. L’Apocalisse è prima di
tutto la visione delle sciagure inflitte all’umanità dal diluvio del male della
storia, conseguenza del rifiuto dell’uomo di rinunciare a Satana e alle sue
opere. E’ la conclusione logica delle sue scelte storiche che offendono il
creatore, deturpano l’armonia cosmica del creato, portano alla distruzione
della natura, all’annientamento della vita. L’Apocalisse è l’uragano che si
abbatte sul destino umano in ogni epoca e che arriverà al culmine prima del
giudizio. E’ la prefigurazione della fine della storia inesorabile, senza
ritorno. L’Apocalisse descrive ampiamente l’abisso di malvagità, in cui
l’umanità precipitò dopo la caduta originale, continuando a sprofondare in ogni
epoca; è una vasta istruttoria che prepara il giudizio e allo stesso
tempo ammonisce e richiama l’uomo sulla via della salvezza. Il
Cristo del portale romanico è sempre solare, in gloria; appena un secolo dopo,
nel gotico, sarà sostituito da un Cristo in agonia, crocifisso, conseguenza di
un profondo mutamento del pensiero teologico, per cui al
“Cristus vincit” del romanico seguirà il “Cristus victus”;
l’uomo-Dio, sconfitto dalla morte prenderà il posto del Dio–uomo che sconfigge
la morte. Il mondo solare del XII secolo si oscurerà; i difensori del gotico
parleranno di una umanizzazione del Cristo, che soffre e muore come noi,
trascurando l’essenza del cristianesimo, che non è fondato sull’agonia, ma sulla
Resurrezione del Cristo. La via salutis
è il percorso iniziatico che conduce dalla soglia del tempio fino all’altare;
il cristiano entra nel tempio per il portale ovest: dalle tenebre di ponente si
avvicina gradualmente alla luce del sole che splende nell’altare.
L’importanza
della soglia come dell’intero portale è immensa: l’ingresso
delle chiese carolingie era custodito da arcangeli; potenti leoni difendevano i
portali romanici dagli spiriti del deserto e dalle eresie. L’interdizione di
entrare riguardava i nemici, i distruttori di fede, i falsi profeti, i falsi
messia. Varcata la soglia, si entra nel mistero del tempio; appena entrato il
pellegrino si sente dentro il ventre di un’arca che naviga sulle acque di
questo mondo, ma in un altro tempo. Dal portale inizia il percorso, la via salutis, che conduce verso
l’altare, guidato dalle pietre miliari dei simboli raffigurati sui capitelli,
degli affreschi, delle vetrate, dei mosaici. Tutta la storia biblica del mondo
sfila davanti agli occhi del pellegrino, ricordando l’epopea del destino umano.
La
prima prova iniziatica, che il pellegrino doveva affrontare era la prova del
labirinto. Costruito nel pavimento con tessere di pietra
a colori contrastanti, il labirinto significava il difficile cammino
dell’uomo verso la verità. Simbolicamente l’uomo entra nel labirinto con la
nascita e durante il lungo e tortuoso percorso della sua vita si avvicina alla
Gerusalemme celeste; per chi raggiunge la meta la morte significa l’ingresso
nel Paradiso; la fede è il filo di Arianna che lo conduce alla salvezza.
Chiamato la via di Gerusalemme, il labirinto ricordava il calvario di Cristo
sul Golgota. Presente all’inizio in molte chiese romaniche, questo
labirinto è poi scomparso durante i secoli a mano a mano che i significati
simbolici del tempio cristiano furono dimenticati.
3.
Conclusione
Ci
chiediamo: si può ancora parlare di Simbolo nell’architettura e nell’iconografia
moderna?
Cosa
dire delle cosiddette vetrate astratte o informali imposte dai vari committenti
col permesso delle soprintendenze ai beni culturali in certi monumenti romanici
della Francia, per esempio?
La
crisi è dunque irreversibile? Non è qui nostro compito parlare delle cause che
hanno portato al degrado dello spazio sacro; possiamo soltanto auspicare che
nella Facoltà di architettura sia introdotto lo studio dei simboli, ora del
tutto assente e che nei seminari teologici sia previsto un corso specifico. Forse eliminando
questa duplice ignoranza, prima o poi, i garage per le anime potrebbero diventare
quello che comunemente si chiama una chiesa.